lo scarabeo che caccia l'aquila

lunedì 29 giugno 2009

baul of bengal









La musica folk nasce dalle popolazioni rurali e la sua crescita è spontanea. Nessuna idea o ideologia può influenzare la sua vita naturale e la sua essenza è per questo libera da sofisticazioni di qualsiasi tipo. Baul deriva dalla parola Sanskrit “vatul” che significa pazzo o contagiato dal vento. Il Baul vive una vita strana, come il vento il cui comportamento spesso sconfina nel bizzarro. I Baul anche se errabondi hanno uno stile di vita molto complesso e filosofico che rifiuta ogni forma di materialismo. Questi erranti menestrelli vanno di villaggio in villaggio cantando la gloria del signore. Non mendicano ma la loro esistenza dipende dalla carità che ricevono in cambio delle canzoni. La filosofia e le canzoni Baul non sono tradizionaliste, si ribellano sia alla rigidità dell’induismo che dell’islamismo non partecipano ai riti religiosi. I Baul possono essere induisti o mussulmani, è possibile che un Baul induista abbia un guru mussulmano o che un Baul mussulmano canti canzoni della mitologia indù o cristiana. La musica Baul è stata particolarmente influenzata dal grande poeta Rama Prased Sen che visualizzava la dea Kalì come una benevola madre; prima di lui la dea Kalì era chiamata Rana Chandi, la distruttrice, e l’uomo comune aveva difficoltà all’approccio con questa divinità. Questa nuova raffigurazione catturò l’immaginazione dei contadini. I modi semplici di Rama Prased Sen, la sua facile descrizione dell’uomo comune con le sue colpe e fobie diedero una nuova direzione alla musica Baul. Le canzoni di questo importate poeta sono ancora oggi nei repertori dei cantori Baul. Un’altra fonte di ispirazione per questi menestrelli sono i poemi del Vaishnav come il Kitran, i quali principalmente si riferiscono all’amore fra Krishna e Radha e non sono indirizzati a nessuna particolare comunità o setta. I Baul coltivano il culto del Maner Manush, la conoscenza di se stessi e dell’essere interiore. L’idea del corpo come un tempio e la volontà di raggiungere la perfezione e quindi divenire uno con Dio è l’aspetto più rilevante della loro ideologia. Ciò che è visibile “Rup” sia nell’uomo che nella donna è fatto di dolore e felicità, l’invisibile “Arup” è senza forma; la transizione dal visibile allo spirituale è l’eterna domanda del Baul. All’inizio del secolo, Rabindra Nath Tagore, con il suo senso estetico e il suo amore per la bellezza e la verità, riscoprì le canzoni Baul rendendo celebri nomi quali: Lalan Fakir, Madam Baul, Gagan Harkara e molti altri. Tagore, nel suo inimitabile modo di esprimere un concetto, aveva detto dei Baul, “La solitudine delle nostre vite ci addolora con il pensiero del vuoto ….e non risveglia i nostri sentimenti individuali l’esprimere inequivocabilmente che “Io esisto” ciò può esser detto solo quando realmente si sente la verità”; è questa la ragione per cui i Baul cantano “Ami kotai pabo tarey, amar maner manush jerey…..” (dove posso incontrare colui che è dentro di me?), oppure “Mon krishi kaj jano na, amon maner jaman roili patit, Abad karley phalto sona….! (O povere mente mia, tu non capisci il lavoro dl coltivatore, questa vita rimane incolta, se tu la coltivassi potrebbe produrre oro). L’Ektara è un tipico strumento a corda dei Baul il cui particolare suono ha lo scopo di mantenere la continuità del tono. L’Amanda Lahari (onde della felicità) o Gub Gubi è un tamburo con attaccate alla pelle due corde di budello, le altre estremità delle corde sono attaccate ad un altro piccolissimo tamburo. Il Duggi è un tamburello che si lega alla vita, quando i Baul danzano con una mano suonano l’Ektara e con l’altra il Duggi. I movimenti base della danza Baul sono simili a quelli della danza Kathak. I movimenti del corpo sono morbidi, delicati e fluidi. Il Baul è un “one man show”. Quando sentiamo una canzone Baul possiamo visualizzare il cantante in una veste color zafferano, lunghi capelli sciolti sulle spalle, pasta di sandalo sulla fronte e la mano che punta il cielo in segno di estasi, a significazione dell’essere uno con Dio. Anche le donne vestono color zafferano e si lasciano crescere lunghissimi capelli. Entrambi, uomini e donne, possono sposarsi più volte. Alle donne Baul è concesso vivere da sole ma comunemente vivono in comunità chiamate Akharas. Le donne Baul che non hanno figli prendono cura dei bambini delle Baul che ne hanno troppi, condividendo gioie e dolori come se tutti fossero parte della stessa famiglia. I Baul cominciano le loro giornate all’alba cantando e chiedendo la carità comunemente considerata come una sanzione sociale dovuta. Per la gente dei villaggi i Baul sono dei veri e propri conciliatori ai quali rivolgersi quando si ha bisogno di un consiglio spirituale o terreno. Alcuni Baul hanno patroni dai quali sono visitati quotidianamente. Questi infatti credono che i Baul ed in particolare le donne Baul, siano depositari di grandi dottrine filosofiche, il cui scopo è di scoprire la verità attraverso i misteri del corpo umano ed il rapporto sessuale fra uomo e donna. Il corpo della donna è quindi la base per la meditazione, la creazione e l’ispirazione. Le donne Baul sanno che non possono permettersi molti figli, il loro lavoro richiede mobilità. I Baul per la gente dei villaggi sono non-ufficiali mezzi di informazione, attraverso le loro canzoni parlano di integrazione nazionale, della futilità del sistema delle caste e dei riti, di valori di disciplina mentale pregando il maestro spirituale e interrogando sulla natura di Dio, poi, attraverso l’analisi metafisica del corpo umano e l’uso di metafore spirituali pongono la questione della relazione fra lo spirito e i sensi. I Baul hanno un approccio alla vita fatalistico, credono fortemente in Dio e nel destino, hanno una profonda visione della psiche umana che trasforma le loro canzoni in un miracoloso balsamo che allevia dolori e dispiaceri a chi le ascolta. Il materialismo si è infiltrato anche nella vita dei Baul, la radio e la televisione hanno reso i Baul e la loro musica popolari. A Belur Math, il quartier generale delle missioni di Rama Krishna di Calcutta, i più famosi Baul quali per esempio Purna Das Baul, si esibiscono, con l’ausilio di sofisticate e potenti apparecchiature elettroniche, di fronte a migliaia di spettatori. Nonostante questo la maggioranza dei Baul continua a vivere la stessa dura vita di privazioni che contraddistingue la scelta Baul. È una grande e meravigliosa esperienza quella che si può condividere con migliaia di altri turisti, locali e stranieri, che raggiungono Penduli o Kendu Bilama nel distretto di Birbhum nel Bengala Occidentale, che è poi il luogo di nascita del grande poeta Jaidev, l’autore del Geet Govinda, nel giorno del Makar Sankranti verso la metà di gennaio, quando si celebra il Baul Festival. Sotto il cielo aperto, i turisti passano tre memorabili notti, guardando i Baul che si bagnano ne fiume Jajoy, con la fronte segnata con la pasta di sandalo, che cantano e ballano in totale abbandono. Appassionate liriche, accorate canzoni di amore e di pace fanno del festival il simbolo della solidarietà fra gli uomini.